Guardando ai fattori di rischio dell’incontinenza urinaria, nel blog abbiamo scritto spesso che le donne hanno più probabilità di dover affrontare problemi di questo genere. Perché?
Il tipo e il numero di gravidanze ha sicuramente un ruolo, al pari di altre condizioni, ma sono soprattutto gli ormoni (e la loro presenza, o riduzione) a creare delle situazioni che possono sfociare nell’incontinenza urinaria.
Diversi studi hanno provato per esempio a indagare il legame tra la menopausa e l’atrofia vulvovaginale, che più correttamente dovrebbe essere definita “Sindrome genito-urinaria”; questa ha tra le possibili conseguenze proprio la perdita involontaria di urina, ma quali sono le sue cause?
Il calo verticale nella presenza di ormoni estrogeni e di testosterone, che si accompagna al sopraggiungere della menopausa, porta a soffrire della cosiddetta “secchezza vaginale”, una situazione che riguarda più del 40% delle donne a 5 anni dalla menopausa e la quasi totalità di esse a 10 anni di distanza.
Questo accade perché, durante la vita fertile di una donna, gli estrogeni hanno – tra le tante – anche la funzione di regolatori del ricambio delle cellule della vagina (ossia sollecitano la sostituzione delle cellule più datate con altre nuove) e stimolano la nutrizione dei suoi tessuti mantenendoli “attivi” ed efficaci nelle loro funzioni.
Quando, per motivi fisiologici legati all’invecchiamento, il sopraggiungere della menopausa metaforicamente “chiude i rubinetti” della produzione di estrogeni, viene meno un regolatore fondamentale dei tessuti della vagina: diminuiscono l’idratazione, la presenza di collagene e di acido ialuronico, e le fibre muscolari si indeboliscono.
Anche le piccole labbra, il vestibolo e la mucosa vaginale si assottigliano e diventano più pallide (chiaro sintomo del fatto che sono meno irrorate dal sangue), e si riducono anche le secrezioni che concorrono alla lubrificazione vaginale.
Per questo, dopo la menopausa le donne corrono via via sempre di più il rischio di avvertire secchezza e diversi sintomi quali bruciore intimo, irritazioni, dolore durante i rapporti sessuali (specialmente nella prima fase della penetrazione).
Oggi sappiamo che la degenerazione progressiva che investe i tessuti della vagina riguarda anche la vescica e l’uretra. Per questo è più corretto parlare di sindrome genitourinaria della menopausa (o GSM, Genitourinary Syndrome of the Menopause, da una definizione di Portman e Gass datata 2014).
Studi successivi hanno rivelato che all’origine di questo coinvolgimento ci sono la comune origine embrionale della vagina e della vescica e la stessa sensibilità agli ormoni sessuali, oltre al fatto che condividono parte dell’innervazione.
La menopausa è sicuramente “la” causa scatenante principale di questa sindrome genitourinaria, ma ci sono situazioni e comportamenti che possono aumentare il rischio di soffrire di questa problematica.
In particolare, il fumo ha conseguenze negative perché riduce la produzione di estrogeni e limita l’afflusso di ossigeno alle cellule (della vagina, della vescica e non solo); ancora, è stato riscontrato un rischio di GSM più alto per le donne che non hanno avuto parti vaginali.
Le conseguenze a carico dell’apparato urinario della sindrome genitourinaria della menopausa vanno dal bruciore durante la minzione a una vera e propria urgenza minzionale, ma è frequente anche una cistite che si può manifestare in particolare entro le 72 ore dopo i rapporti sessuali (in questo caso si parla di cistite post-coitale).
Come abbiamo visto, la scoperta del legame tra la secchezza vaginale post menopausa e l’incontinenza urinaria è piuttosto recente; ancora troppo spesso, infatti, tante donne imputano queste condizioni all’invecchiamento (il che in parte è corretto) e ritengono che si risolveranno con il passare del tempo, quindi evitano di rivolgersi al medico.
In realtà il tempo è un “nemico” della cura di queste situazioni, che possono essere contrastate con efficacia solo se vengono affrontate tempestivamente nella maniera corretta.
La cura più efficace della sindrome genitourinaria della menopausa è quella ormonale, con estrogeni locali e – in situazioni particolari – anche con del testosterone, sempre applicato localmente.
Anche l’acido ialuronico, il gel al colostro, creme fitoterapiche e il laser vaginale hanno dimostrato di avere un impatto positivo, ma in ogni caso prima di intraprendere un percorso di terapia è necessario consultare il proprio medico di fiducia.
Un metodo che consente di prevenire e arginare la sindrome genitourinaria della menopausa, invece, è la pratica dell’attività sessuale, con o senza partner: grazie a essa, infatti, aumenta l’afflusso di sangue ai tessuti della vagina e della vescica, che così si mantengono più elastici e vitali.
Evitando di sottovalutare i sintomi, e cercando di avere una vita (anche intima) attiva per quanto possibile, la sindrome genitourinaria della menopausa diventa un nemico che le donne possono affrontare con meno disagio e maggiore serenità.
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