Se chi soffre di incontinenza urinaria spesso tende a minimizzare il problema o addirittura a non considerarlo in quanto tale (con le conseguenze che abbiamo visto più volte anche nel blog), ci sono campanelli d’allarme che è più difficile sottovalutare.
L’ematuria, ossia il “sangue nelle urine” (che si presentano di color ruggine, quando non rosso vivo) è sicuramente uno di questi.
Quando l’ematuria si accompagna a bruciore nella minzione e alle perdite frequenti di urina tipiche dell’incontinenza da urgenza può essere la spia di diverse problematiche, e tra le più comuni – purtroppo – c’è anche il papilloma vescicale: di cosa si tratta?
Stiamo parlando di un tumore maligno della vescica, che (in genere) la aggredisce sulle pareti laterali, nella parte superficiale.
Proprio per questo motivo, spesso il papilloma vescicale è facile da asportare attraverso un intervento chirurgico; per contro, però, si tratta anche di uno dei tumori con il più alto tasso di recidiva, e non avendo una sintomatologia specifica non è facile da diagnosticare.
Come si manifesta?
Come anticipato, infatti, il tumore della vescica si accompagna spesso a sangue nelle urine, dolori nella minzione e incontinenza, ma questi “segnali” sono premonitori anche di problemi di altro genere.
Per questo alle prime manifestazioni è importante rivolgersi subito al medico di famiglia (o a un urologo, se già si è in cura presso uno specialista di questo genere): valutati i sintomi, in aggiunta all’anamnesi complessiva della persona, il dottore che sospetta la presenza di un papilloma vescicale in genere prescrive esami mirati come ecografie, urografie endovenose, risonanze magnetiche o cistoscopie.
Questi esami riescono a fornire un quadro più chiaro della situazione, sebbene il rischio di “falsi negativi” sia ancora piuttosto alto perché è difficile distinguere le cellule sane da quelle malate con le tecniche della citologia urinaria.
Può anche capitare che vengano richiesti esami come la tomografia computerizzata (nota anche come TC), la PET o la scintigrafia, per verificare l’eventuale estensione del tumore anche in organi diversi dalla vescica.
Quanti ne soffrono?
I dati più recenti dicono che 3 tumori su 100, in Italia, sono alla vescica, per un totale di 25.000 nuovi casi ogni anno: è dunque un’eventualità piuttosto comune (basti pensare che in urologia è seconda solo al tumore alla prostata).
Il tumore alla vescica colpisce di più gli uomini rispetto alle donne (con un rapporto di 3 a 1) e gli over 40 rispetto ai giovani; in 85 casi su 100 il papilloma vescicale è superficiale, mentre negli altri 15 si ha un tumore infiltrante – che, mediamente, è più aggressivo.
I fattori di rischio
Il fatto che il papilloma vescicale sia piuttosto comune dipende anche dalla diffusione dei fattori di rischio.
In particolare è ormai dimostrato il legame tra il papilloma vescicale e il fumo di sigaretta o l’esposizione alle amine aromatiche e alle nitrosamine (che riguarda soprattutto chi lavora a contatto con i coloranti nel settore tessile e della gomma).
Ancora, possono dare origine a papillomi vescicali alcuni parassiti diffusi nei Paesi del Medio Oriente (come Bilharzia e Schistosoma haematobium), l’assunzione di farmaci che contengono ciclofosfamide e ifosfamide oppure le radioterapie che hanno coinvolto anche la zona pelvica.
Il tumore della vescica ha un’incidenza maggiore anche in caso di familiarità pregressa: chi ha genitori o nonni che ne hanno sofferto, ha più probabilità di esserne colpito.
Come si previene il papilloma vescicale?
Per quanto è possibile, evitare alcuni comportamenti a rischio è un ottimo aiuto per tenersi al riparo dal rischio di soffrire di papilloma vescicale.
In particolare non fumare o smettere, utilizzare dei dispositivi che limitano il contatto della pelle con le sostanze a rischio e ridurre la quantità di fritti e grassi a tavola sono strategie valide in generale un po’ per tutti i tumori e per mantenersi in salute, ma che valgono in particolare per prevenire il papilloma vescicale.
C’è una cura al tumore alla vescica?
La ricerca medico-scientifica ha fatto sì che oggi la percentuale di sopravvivenza a 5 anni di chi si ammala di papilloma vescicale (nelle sue diverse forme) sia molto alta, nell’ordine del 70%.
Le tecniche più recenti per la cura del papilloma vescicale vanno dalla resezione transuretrale per i casi più circoscritti e superficiali alla cistectomia (ossia l’asportazione della vescica), che si rende necessaria nelle situazioni più aggressive; in mezzo ci sono diversi tipi di polichemioterapia, che stanno dimostrando una buona efficacia.
D’altro canto, però, il tumore della vescica ha un rischio di recidiva ancora troppo alto: a seconda dell’aggressività del tumore e del tipo di trattamento di cura applicato, infatti, questa è superiore al 50%.
Per limitare questo rischio si sta cominciando a utilizzare sempre più un trattamento intravescicale con il bacillo di Calmette-Guerin, lo stesso che si usava per la tubercolosi: applicato sulle lesioni si sta dimostrando efficace nell’eliminarle, e speriamo che nei prossimi anni la ricerca medica sia in grado di proporre nuove soluzioni sempre più capaci di prevenire o curare con maggior efficacia questo tipo di patologie.
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