Sebbene riguardi diverse migliaia di persone anche nel nostro Paese, il tema dell’assistenza familiare fatica a farsi spazio nel dibattito pubblico, anzi…
Chi si trova a dover prestare cure a un parente anziano o a un portatore di handicap allettato nel proprio quotidiano, talvolta ha la sensazione di essere lasciato solo dalle istituzioni, dal sistema sanitario, dalla burocrazia.
Accudire un parente che (più o meno all’improvviso) diventa non autosufficiente, infatti, spesso stravolge la vita delle persone che gli stanno accanto e delle loro famiglie, chiamate a costruire nuovi equilibri tenendo conto anche delle esigenze, dei ritmi e dei bisogni di chi è in difficoltà: ben consapevoli di usare un eufemismo, possiamo dire che non è sempre semplice.
Già oggi esistono almeno delle agevolazioni a sostegno delle persone non autosufficienti e dei loro cosiddetti caregiver familiari (ossia quelli che se ne prendono cura), come l’assegno di accompagnamento e le detrazioni fiscali: li vedremo nel dettaglio tra poco.
Al vaglio del Parlamento ci sono però tre diversi disegni di legge che, stando a quanto dichiarato a metà settembre 2017 dal sottosegretario al Welfare, Franca Biondelli, saranno alla base di un più articolato e inclusivo “testo unico sul caregiver familiare”, attualmente in fase di elaborazione.
Al momento, infatti, lo Stato mette a disposizione agevolazioni come l’assegno di accompagnamento per le persone inabili al 100%, un contributo mensile che per il 2017 è di 512,34 € e che purtroppo finisce ancora troppo spesso nelle mani di chi non ne avrebbe diritto con punte allarmanti in alcune zone d’Italia.
Ancora, è prevista la “deducibilità delle spese mediche e di assistenza specifica”, ossia la possibilità di togliere dalla base imponibile le spese mediche indicate dall’Agenzia delle Entrate.
Vi è infine la Legge 104/1992, nota anche solo come Legge 104, che definisce alcune agevolazioni tra cui i permessi lavorativi retribuiti per i genitori di figli disabili, i coniugi e (in particolari condizioni) i parenti fino al terzo grado.
Il nuovo testo unico sul caregiver familiare (noto anche come Legge 104 2017, anche se si tratta di una semplificazione giornalistica) si pone invece l’obiettivo di ampliare il ventaglio delle misure attualmente esistenti e di estenderle anche a chi assiste familiari dagli 80 anni in su, anche nel caso in cui non siano invalidi al 100%.
All’origine di questa volontà c’è l’aumento della speranza di vita della popolazione e la sua distribuzione verso fasce di età via via più alte, con le conseguenze che questo comporta.
Le persone più anziane che non sono in tutto e per tutto autosufficienti hanno mediamente maggiore bisogno di assistenza, ma le spese per la retribuzione di personale specializzato (o il ricovero in apposite strutture) spesso sono alte: non tutti se le possono permettere.
Finisce così che tante persone sono “costrette” (dalle circostanze e da esigenze di bilancio) ad abbandonare il proprio lavoro per dedicarsi all’assistenza di un familiare in difficoltà.
Il testo unico sul caregiver familiare punta proprio a semplificare la vita di queste persone e a offrire delle agevolazioni (economiche e professionali) che gli permettano di far coesistere l’impegno nell’assistenza ai parenti anziani o non autosufficienti con la vita lavorativa e gli impegni del quotidiano.
Ecco, per sommi capi, le principali novità attualmente allo studio:
- la possibilità di chiedere il part time (fino al 50%) per un massimo di due anni per chi assiste un familiare ultraottantenne
- l’istituzione di un “fondo ferie solidale” con cui i colleghi potranno cedere permessi in eccedenza a chi ne ha bisogno per la cura di un familiare non autosufficiente
- i contributi previdenziali figurativi per il periodo di assistenza e cura del familiare, utili al raggiungimento anticipato dell’APE sociale
- il riconoscimento delle tutele normalmente previste in caso di infortunio
- una detrazione fiscale, convertibile in credito di imposta, per coprire il 50% delle spese sostenute per la cura del familiare assistito: per questa si ipotizza un tetto massimo di 1.000 euro
- un’altra detrazione per le spese di assistenza nella misura del 19% fino a un massimo di 1.900 euro. Nel caso in cui il datore di cura non abbia reddito o sia incapiente (in parte o del tutto), i 1.900 euro saranno erogati con un assegno da INPS
- Alcune situazioni sono invece ancora oggetto di dibattito, e tra queste ce n’è una che potrebbe dare l’impronta a tutto il resto del testo unico: la definizione di caregiver familiare.
Al momento si tratta di ipotesi, quindi di proposte che potranno essere modificate, trasformate o addirittura non venire considerate. Già il fatto che se ne parli, però, è un segnale sicuramente positivo per tutte quelle persone che si trovano nelle condizioni di dover badare a un parente non autosufficiente.
Il sistema previdenziale si sta ponendo la domanda di come riconoscere adeguatamente il loro ruolo e il loro impegno: per i datori di cura, insomma, presto potrebbero esserci novità in grado di portare un po’ di quel supporto di cui c’è sempre tanto bisogno in situazioni così delicate.
Aggiornamento del 22 dicembre 2017:
Le Legge di Bilancio 2018, in corso di approvazione in Parlamento, introduce un’importante novità per il datore di cura familiare: viene infatti istituito un fondo “per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare” di 60 milioni di euro in tre anni (20 milioni all’anno fino al 2020).
Inoltre il caregiver viene definito come quella persona che si prende cura del coniuge, del convivente, di un parente entro il secondo grado o entro il terzo nel caso in cui i genitori o il coniuge della persona assistita abbiano entrambi più di 65 anni, oppure siano affetti da patologie invalidanti, deceduti o mancanti.
La persona assistita, invece, deve essere stata riconosciuta invalida, oppure essere titolare di un’indennità di accompagnamento o non autosufficiente.
A seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio, ci aspettiamo che (nei prossimi mesi) vengano definite anche le nuove agevolazioni messe a disposizione del caregiver familiare e le modalità per farne richiesta: aggiorneremo questo contenuto quando ci saranno novità certe al riguardo.
Aggiornamento del 30 gennaio 2018:
Mentre siamo in attesa delle circolari INPS che focalizzino con ulteriore precisione chi può richiedere il contributo e come deve fare per ottenerlo, segnaliamo che la Legge di Bilancio 2018 ha previsto che il caregiver familiare con 41 anni di contributi possa accedere alla pensione anticipata per lavoratori precoci se ha questi requisiti:
- essere iscritto a una forma di previdenza obbligatoria a partire da una data precedente il 1° gennaio 1996;
- assistere continuativamente da almeno 6 mesi un familiare che rientri tra quelle tipologie indicate nella definizione di caregiver;
- avere almeno 41 anni di contributi complessivi, di cui 12 mesi versati prima del compimento dei 19 anni. Dal 2019 la soglia sarà elevata a 41 anni e 5 mesi;
- aver cessato l’attività lavorativa.
La domanda deve essere presentata entro il 1° marzo (o tardivamente entro il 15 luglio 2018) se i requisiti verranno maturati entro il 31 dicembre 2018; per chi li maturerà nel 2019, invece, la data ultima per la presentazione della richiesta sarà quella del 1° marzo 2019.
Le domande presentate oltre il 15 luglio 2018 ed entro il 30 novembre saranno valutate ma il cosiddetto Beneficio per i lavoratori precoci sarà erogato solo nel caso in cui ci sia ancora disponibilità residua di risorse finanziarie.
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