Alcune donne in gravidanza o che hanno partorito da poco hanno familiarità con le perdite involontarie di urina, come abbiamo già visto nel blog. Le ragioni di questa situazione possono essere molteplici, ma tra esse ce n’è una di cui si parla poco nonostante siano in tante le persone che ne soffrono: la diastasi addominale.
Si parla di diastasi addominale quando la parte destra e quella sinistra del muscolo retto addominale – di norma vicine e composte da fasci che corrono dall’alto al basso dell’addome, pressoché paralleli – si allontanano eccessivamente tra loro, lasciando nel mezzo una sorta di buco largo tra i 20 e i 25 mm.
In realtà, “tecnicamente” si tratta di un cedimento della fascia che congiunge il retto addominale destro e quello sinistro, una fascia formata da tessuto connettivo molto resistente ma poco elastico che si dilata formando una lacuna muscolare.
Le cause di questa situazione possono essere diverse e la gravidanza è una delle più comuni, tanto è vero che circa 2 donne incinta su 3 ne soffre sia prima che dopo il parto.
A rischiare maggiormente sono le over 35, le donne che hanno già avuto gravidanze in precedenza, quelle che aspettano gemelli o che hanno ospitato un feto particolarmente pesante e voluminoso: tutte queste situazioni, infatti, “stressano” i muscoli addominali.
La gravidanza è il più comune, ma non è l’unico fattore di rischio per la diastasi: anche l’obesità la può provocare perché mette sotto pressione i muscoli del retto addominale, così come l’invecchiamento e l’indebolimento muscolare che ne consegue (e che coinvolge anche il retto dell’addome). Ancora hanno un ruolo gli ormoni, specialmente per le donne durante la menopausa.
Persino un eccesso di attività fisica può essere deleterio, in particolare nell’ultimo trimestre della dolce attesa ma non solo, e così anche la tosse cronica e particolari malattie.
Le conseguenze della diastasi addominale possono essere di natura semplicemente estetica e riassorbirsi nel giro di pochi mesi, come capita per la maggior parte delle donne che hanno partorito, o sfociare in altri problemi.
Nel primo caso, i “segnali” della diastasi addominale sono la formazione della cosiddetta linea alba sul pancione, la sensazione di gonfiore dopo il parto e un addome sporgente; anche l’ombelico può restare per qualche tempo rivolto verso l’esterno, e passando le dita tra la base dello sterno e la zona pubica si ha la sensazione che ci sia come una piccola fossa.
Queste situazioni tipicamente si riassorbono nel giro di 4 o 5 mesi dopo il parto, o comunque entro l’anno di età del bambino, ma per circa il 30% delle donne che hanno partorito possono persistere e “dare il là” ad altri problemi come mal di schiena ed ernie, dolori addominali e incontinenza urinaria.
I muscoli dell’addome, infatti, collaborano con il pavimento pelvico nel contenimento degli organi interni nella loro posizione corretta; quando gli uni o gli altri (o entrambi) non riescono a svolgere al meglio il proprio compito si possono innescare dei disequilibri a livello di pressione intraddominale che hanno conseguenze anche sull’attività della vescica.
Per scoprire la diastasi il sito specializzato diastasidonna.it propone un percorso in tre fasi: il primo è un’autovalutazione della situazione attraverso la palpazione e se il responso è positivo è necessario passare al confronto con uno specialista e sottoporsi a un’ecografia che possa dare il quadro corretto della condizione dei retti addominali.
Per le situazioni più complesse e problematiche non è da escludere il ricorso a un intervento chirurgico di addominoplastica, che è a carico del Servizio Sanitario Nazionale ma solo nelle strutture convenzionate che sono presenti in 15 Regioni italiane su 20.
Prima di arrivare a questo punto, però, per la cura della diastasi addominale si possono svolgere degli esercizi di ginnastica pelvica o chinesiterapia pelvi-perineale, che vengono proposti dal ginecologo oppure dal fisioterapista e dall’osteopata.
Un’altra tecnica utile per il ripristino della normale funzionalità dei retti addominali è il biofeedback, ossia lo svolgimento di esercizi specifici con il supporto di una macchina che verifica la contrazione e il rilassamento del perineo e riesce a indicare alla persona come fare per migliorare l’efficacia del trattamento. Ancora, è possibile ricorrere a sedute di elettrostimolazione, ma sempre sotto controllo di uno specialista.
La diastasi addominale non è una malattia, dunque non si può parlare di percentuali di guarigione. Il problema è comunque sempre risolvibile, in maniera fisiologica, oppure grazie agli esercizi che abbiamo indicato sopra, o attraverso un intervento chirurgico.
Grazie a queste tecniche, la diastasi addominale può essere superata sia dal punto di vista estetico che per quanto riguarda le conseguenze sulla qualità della vita, incontinenza urinaria compresa.
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