Nel nostro blog abbiamo già parlato di alcuni esami specialistici utili per confermare o scartare una diagnosi di incontinenza urinaria.
Tuttavia, il quadro degli accertamenti per riscontrare questa patologia è molto vario: dopo aver parlato dei più frequenti, passiamo quindi in rassegna anche altri tipi di esame forse meno comuni, ma in alcuni casi indispensabili per far luce su un possibile caso di incontinenza.
Quando ci rivolgiamo al medico di base per sottoporgli il problema delle perdite di urina, prima di indirizzarci da uno specialista o comunque prescriverci esami specifici, ci sottoporrà a un esame obiettivo e poi – con ogni probabilità – ci dirà di fare gli esami delle urine.
Per esame obiettivo si intende quell’insieme di manovre che ha come scopo l’individuare uno o più segni di anormalità fisiologica: nel caso di un paziente che lamenta perdite di urina, quindi, il medico toccherà lo stomaco, l’addome e l’inguine per accertare o scartare la presenza di dolore o eventuali noduli / gonfiore.
Un esame più approfondito potrebbe anche riguardare i muscoli genitali o dell’ano, per valutare lo stato dei muscoli del pavimento pelvico.
L’esame delle urine, invece, è utile per individuare eventuali infezioni dell’apparato urinario e la presenza o meno di sangue nelle urine.
Dopodiché, sulla base dell’esito di questi primi accertamenti, o in conseguenza di uno dei test più approfonditi di cui abbiamo già parlato in passato, uno specialista tra quelli titolati per stabilire l’esistenza o meno di problematiche legate all’incontinenza potrebbe prescrivervi un esame urodinamico tra questi sei:
Cistometria
Questo esame, chiamato anche cistomanometria misura il rapporto tra pressione e volume della vescica e fa parte della grande famiglia dei cosiddetti esami urodinamici, ossia quelli che valutano le alterazioni funzionali delle vie urinarie inferiori senza tecniche invasive.
Per la cistometria non è necessaria una preparazione specifica: al paziente viene chiesto solamente di svuotare la vescica prima che vengano inseriti un sottile catetere attraverso l’uretra, che arriva alla vescica, e un altro nel retto.
Dopodiché la vescica viene riempita lentamente con acqua o una soluzione fisiologica fino a quando la persona non avverte lo stimolo a urinare; a questo punto, e con i cateteri ancora posizionati, seduti su una speciale poltrona si viene invitati a fare pipì in modo che l’urologo possa misurare la pressione e il volume che si manifestano durante la minzione, e verificare eventuali alterazioni.
L’esame è solo minimamente doloroso: si possono provare bruciori o uno stimolo frequente a urinare per qualche ora, e la pipì può assumere un colore rosato. Se le conseguenze sono più evidenti o si notano tracce di sangue vivo nell’urina, è consigliabile consultare il medico.
Cistografia
Si tratta di un esame radiologico che viene svolto attraverso l’iniezione di un liquido di contrasto. A occuparsi di tutta la procedura è il radiologo, che – attraverso un catetere vescicale posizionato precedentemente da un infermiere – inietta una soluzione iodata e poi raccoglie le immagini delle basse vie urinarie ai raggi X.
Normalmente è necessario fare un clistere con acqua tiepida un paio d’ore prima dell’esame, che dura circa mezz’ora e – di norma – non è doloroso nè pericoloso: si può provare fastidio principalmente durante la fase di inserimento del catetere.
Cistoscopia
Anche la cistoscopia è un esame della vescica che si effettua usando una sonda introdotta attraverso l’uretra.
Questa sonda, il cui nome tecnico è cistoscopio, è dotata di telecamera per permettere ai medici di vedere le pareti dell’uretra e della vescica dall’interno. Grazie al cistoscopio, poi, si possono fare anche piccole biopsie (ossia prelievi di tessuto) se necessario, oppure asportazioni di calcoli e cellule maligne attraverso piccole scariche elettriche o raggi laser (indolori per il paziente).
La cistoscopia è la più invasiva tra le procedure che abbiamo descritto finora: per questo l’inserimento dello strumento viene facilitato usando gel lubrificanti e si può arrivare a fare l’anestesia locale al paziente per evitargli spasmi e dolori.
In genere prima e dopo la cistoscopia vengono somministrati degli antibiotici per prevenire e contrastare possibili infezioni urinarie, mentre chi assume degli anticoagulanti è chiamato a sospenderli per qualche giorno per precauzione, ma sempre sotto controllo medico.
Sfinterometria
Con questo accertamento è possibile tenere traccia della pressione dell’uretra quando questa è a riposo o durante gli sforzi: per farlo analizza la pressione di chiusura dell’uretra quando tentiamo di contrarre lo sfintere volontariamente.
Sfinterometria istantaneo minzionale
Questo esame si propone di analizzare la pressione della vescica, dell’uretra, dello sfintere e dell’addome in diversi momenti: prima quando la vescica risulta essere piena, poi durante l’atto di urinare (volontariamente).
Questa doppia rilevazione permette di tenere sotto controllo la pressione prima e dopo la minzione, il rilassamento dello sfintere e le contrazioni post-minzionali per valutare le contrazioni del muscolo detrusore della vescica, ovvero quel muscolo che avvolge la vescica contraendosi quando arriva il momento di urinare.
Elettromiografia dinamica ed analitica
L’elettromiografia è un esame diagnostico che, attraverso aghi collegati ad elettrodi, valuta l’attività di un muscolo a riposo o durante l’attività.
Nel diagnosticare una possibile incontinenza urinaria, l’elettromiografia analitica serve appunto ad analizzare l’attività dei muscoli perineali in modo tale da individuare eventuali problemi neurologici.
L’elettromiografia dinamica, invece, analizza l’attività dello sfintere striato (o esterno) dell’uretra durante lo riempimento vescicale mentre si sta effettuando una cistometria (di cui abbiamo parlato in precedenza).
Gli ultrasuoni e la risonanza magnetica
Anche se non si tratta di esami urodinamici in senso stretto, insieme all’ecografia la risonanza magnetica e gli ultrasuoni sono attualmente i metodi più affidabili e meno invasivi per poter visualizzare in maniera chiara gli organi dell’apparato urinario (reni, vescica, ureteri) ed eventuali problemi a loro carico.
Questi esami, al pari di quelli che abbiamo già visto in passato, sono il miglior supporto disponibile allo stato dell’arte per valutare una situazione di incontinenza. Da queste indagini si può risalire alle cause che sono all’origine della patologia e cercare di contrastarle (quando non debellarle completamente) restituendo alla persona che soffre di incontinenza un’adeguata qualità della vita.
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