L’incontinenza è ancora, in molti casi, un argomento-tabù per la nostra società: lo dimostra il fatto che, come abbiamo già visto, i casi stimati in Italia sono circa il doppio rispetto a quelli acclarati e per i quali è già cominciato un percorso di terapia.
Si tende a nascondere questa situazione, a non parlarne, a sperare che si tratti di un fatto passeggero e a cercare qualche rimedio “casalingo” anziché ricorrere al parere di uno degli specialisti che potrebbero fornire delle indicazioni utili ad arginare o risolvere il problema.
Il fatto che si parli poco di incontinenza fa sì che molte persone che ne soffrono non sappiano che si tratta di una situazione molto più comune rispetto a quanto possano pensare.
Quello che invece un incontinente capisce bene, perché lo sperimenta sulla propria pelle, spesso è il disagio che si prova nel dover convivere con questa patologia: un disagio che interessa tutti gli ambiti della vita relazionale, da quella di coppia e familiare a quella lavorativa e sociale.
Questo perché chi soffre di incontinenza spesso si sente a disagio anzitutto con se stesso, perché percepisce di aver perso una parte del controllo del proprio corpo e quindi vede compromessa la propria immagine di sé.
Le perdite di urina, infatti, vengono spesso associate all’infanzia o alla terza età, ossia a quelle età della vita in cui non si è ancora raggiunta, o si è smarrita, la propria autonomia.
Da qui la perdita dell’autostima, un senso di frustrazione, un imbarazzo e una vergogna che, se non vengono arginati per tempo, possono incidere in maniera negativa sulla percezione che un individuo ha di se stesso.
Comunicare questo disagio alle persone care diventa così più difficile, così come anche parlarne con un medico. D’altro canto quest’ultimo, talvolta, risulta essere impreparato per affrontare situazioni del genere e tende a suggerire terapie farmacologiche e supporti esterni che si dimostrano dei palliativi, quando invece sarebbe meglio essere indirizzati verso uno specialista.
L’incontinenza quindi diventa per molti uno scoglio che sembra impossibile da superare: fa sentire invecchiati, non più indipendenti e autonomi, e porta molti ad allontanarsi dagli altri perché si sentono inadeguati e intimoriti dai loro giudizi.
E’ anche per questo che nella totalità dei casi di incontinenza analizzati gli specialisti hanno riscontrato l’insorgenza di una moderata forma di depressione, mentre almeno 9 incontinenti su 10 manifestano forme di ansia e nervosismo connesse proprio a questo genere di patologia.
Talvolta infatti i soggetti che soffrono d’incontinenza sentono la necessità di assumere farmaci ansiolitici per tenere a bada l’ansia e lo stress provocati dagli effetti negativi che le perdite di urina possono avere sulla qualità della vita di una persona: tra le sfere più colpite c’è quella intima e sessuale, come abbiamo visto in un nostro precedente articolo.
Questo non solo perché si teme il manifestarsi di un episodio di incontinenza proprio nel mezzo di un momento intimo (ed il conseguente imbarazzo) ma anche perché perdite di urina ricorrenti possono far sentire chi ne soffre perennemente a disagio in termini di igiene, e dunque anche meno attraente e desiderabile.
L’incontinenza però non colpisce solo le relazioni intime, ma anche quelle sociali tra familiari, amici o colleghi di lavoro: spesso è difficile affrontare il problema anche con le persone più vicine e non condividere questo “peso” con chi ci è accanto – insieme alla sensazione di non essere più in grado di controllare i propri ritmi di vita – porta gli incontinenti ad isolarsi ed allontanarsi dalle persone care.
Infatti, sono tantissimi i casi in cui l’incontinenza urinaria porta con sé un timore intrinseco al rifiuto: chi ne soffre ha paura che, se si confidasse con un amico o un familiare, questi non capirebbe o, ancora peggio, potrebbe ridicolizzare il problema.
E’ (anche) questa componente di imbarazzo a rendere così difficile, per chi soffre di perdite di urina, poterne parlare non solo con il proprio medico, ma anche con le persone più vicine come il partner o i familiari: per il timore di non essere più accettati, gli incontinenti si vedono costretti a “fingere” che vada tutto bene, nonostante possano sperimentare un grande senso di solitudine e tristezza.
Questo problema diventa ancora più gravoso in una società in cui l’incontinenza è ancora trattata in maniera molto superficiale: chi ne soffre ha davvero difficoltà a sentirsi di nuovo sé stesso, libero di avere il controllo della sua vita e delle sue relazioni.
Per questo è necessario parlare molto di più dell’incontinenza: solo la corretta informazione può sensibilizzare tutta la comunità riguardo questo problema (non solo fisico ma anche sociale) che colpisce un numero sempre maggiore di persone e che può essere trattato non solo in campo medico, ma anche con la vicinanza e la solidarietà di coloro che stanno accanto a chi ne soffre.
E’ anche vero che, prima di farsi accettare dagli altri, dobbiamo imparare ad accettare noi stessi: per questo molto spesso, prima di riuscire ad aprirci con chi ci sta vicino, dobbiamo riuscire a vivere serenamente la nostra condizione.
C’è chi ci riesce molto facilmente e chi, invece, ha parecchie difficoltà nell’accettare di soffrire d’incontinenza: in questi casi è provvidenziale il supporto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta che ci aiuti a vivere questa problema dandogli il giusto peso, senza che diventi una sofferenza insopportabile.
Solo quando saremo in grado di accettare noi stessi potremo aprirci anche con gli altri senza il timore che le perdite di urina possano allontanarci dall’affetto dei nostri cari.
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