Benché se ne parli poco, l’incontinenza è un problema che colpisce moltissime persone e si prevede che, nel futuro, in Italia saranno sempre di più gli individui che soffrono di perdite di urina; perché?
Una causa è l’invecchiamento della popolazione, unito all’aumento della speranza di vita: secondo i dati dell’Osservatorio della Terza Età, nel 2016 gli over 65 erano circa 11 milioni, ma si stima che entro il 2050 la popolazione anziana raggiungerà i 18 milioni (pari al 34% del totale).
Come abbiamo detto anche in altri approfondimenti, l’incidenza dei fenomeni di incontinenza è strettamente legata all’avanzare dell’età anagrafica: per questo motivo le perdite di urina, insieme ad altre patologie croniche, nei decenni a venire potrebbero interessare un numero sempre maggiore di persone.
I dati disponibili a oggi raccontano di un fenomeno già molto diffuso, anche se ancora poco analizzato: uno studio di Fincopp (la Federazione Italiana Incontinenti) quantifica in 5 milioni gli italiani afflitti da una qualsiasi forma di incontinenza, ossia circa l’8,7% della popolazione del nostro Paese.
Per contro, le stime più recenti presentate a febbraio 2017 al Secondo Masterclass di Uroginecologia che si è tenuto a Matera indicano in circa il doppio le persone che soffrono di incontinenza in Italia: 10 milioni!
Discrepanze che si spiegano, in larga parte, con la difficoltà e l’imbarazzo che tanti provano nell’evidenziare il problema, per esempio al proprio medico di base (che, come abbiamo visto, rappresenta il primo presidio cui rivolgersi sia per la prevenzione che per cominciare un percorso di terapia).
Abbiamo visto anche che a soffrire di incontinenza sono prevalentemente le donne: sembra che passata la soglia dei 45/50 anni, in Italia sia 1 donna su 5 (quindi il 20%) a sperimentare l’incontinenza da urgenza, mentre per gli uomini la percentuale si attesta intorno al 12%.
Una volta compiuti i 75 anni, invece sono la metà degli individui (sia uomini che donne) a dover convivere con le perdite di urina.
Questi numeri hanno fatto sì che al Senato venisse presentata una proposta di legge (la prima nel nostro Paese) volta a garantire una qualità di vita dignitosa a tutte le persone incontinenti, attraverso l’attivazione dei livelli essenziali di assistenza in tutta Italia: è la proposta “Disposizioni in Favore delle Persone Che Soffrono di Incontinenza”.
A chiedere a gran voce che il panorama normativo italiano venisse adeguato sul fronte incontinenza è stata anche la Fincopp, La Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico attiva a livello nazionale dal 1999 di cui abbiamo già accennato prima.
Fincoop, tra i suoi obiettivi, punta anche a istituire in ogni provincia “Centri per la prevenzione e la cura dell’incontinenza” e a sensibilizzare la popolazione e l’opinione pubblica sul problema dell’incontinenza, evidenziando i punti deboli del nostro sistema sanitario (che, per esempio, non prevede programmi di riabiliazione perineale benché sia raccomandata dall’International Continence Society come primo approccio terapeutico contro l’incontinenza urinaria con possibilità di guarigione intorno al 70%).
Qualcosa, comunque, si muove anche sotto questo punto di vista, come dimostra la nascita piuttosto recente (a marzo 2016) del primo centro nazionale dedicato alle patologie urinarie della donna nel Policlinico Gemelli di Roma.
In conclusione, in Italia è solo il 25% circa delle persone che soffrono di incontinenza urinaria che riesce a vincere imbarazzo e vergogna e a rivolgersi al medico per iniziare una terapia; una percentuale ancora troppo bassa soprattutto se si pensa che, sia negli uomini che nelle donne, le perdite di urina possono causare ansia, depressione, isolamento e – più in generale – una peggiore qualità della vita, nonostante in molti casi questa evenienza si possa evitare o ridurre nel suo impatto.
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